"I magnifici sette" ("The magnificent Seven") - 1960

 

Quando guardi un classico western come "I magnifici sette" ti rendi subito conto di essere di fronte ad un capolavoro senza tempo, uno di quei film speciali che difficilmente trovano una collocazione generazionale. Suona bizzarro per un film degli anni '60, ma più di 50 anni dopo è ancora modernissimo, ha poco da invidiare a pellicole uscite recentemente e presenta battute tostissime che non sfigurerebbero in un fast and furious.

Il maestro John Sturges (regista di altri film immortali come "Sfida all'O.K. Corral", "La grande Fuga" e "Il vecchio e il mare") si dimostra abilissimo nel montaggio, essendo lui stesso un esperto montatore, e la prima cosa che balza all'occhio è come la pellicola scivoli via velocissima nelle sue due ore di durata, attraverso una trama semplice e pulita ma sapientemente dosata, che altera in maniera impeccabile i momenti di pausa con le scene d'azione: roba da far scuola a tanti action-movie odierni!

La storia la conosciamo tutti: un gruppo di pistoleri viene assoldato per difendere un villaggio di messicani preso di mira da una banda di banditi. Il più classico del "buoni vs. cattivi".

Superata la difficoltà più grande, e cioè riuscire a riadattare in maniera efficace al cinema western il capolavoro di Akira Kurosawa "I sette samurai", il film dimostra di avere i numeri per sfondare sin dai nomi coinvolti, capaci anche solo con i loro volti, di raccontare una storia destinata a durare nell'immaginario collettivo.

Yul Brynner, qui all'apice della carriera, guida un gruppo di uomini che conta fra le sue fila attori come Steve McQueen, Charles Bronson (da sempre il mio preferito in questo film), Robert Vaughn e James Coburn, con un cattivissimo Eli Wallach perfettamente a suo agio nella parte del bandito Calvera.

Tutti i personaggi, anche se stereotipati, vengono saggiamente molto ben descritti e caratterizzati in maniera esemplare creando un forte legame con lo spettatore, che inizierà pian piano a tifare queste apparenti simpatiche canaglie.

La loro personalità contribuisce a renderli parte di una storia che saprà regalare molti momenti epici, divinamente sottolineati dalla colonna sonora di Elmer Bernstein, che creerà uno dei motivi più conosciuti della storia del cinema.

La cosa che mi ha sempre colpito è che, nonostante si esalti la figura del pistolero figo dalla battuta facile e dalle movenze maschie, si cerca sempre di intravedere anche la parte fragile dell'uomo, sottolineando le sue debolezze, le sue paure e senza l'ipocrisia di definirne solo i tratti positivi, il che rende tutto molto più realistico e più "vero".

Splendido nella prima parte di presentazione, splendido nella parte centrale di svolgimento e preparazione, splendido nella terza parte di battaglia e nel finale dolce-amaro. Un capolavoro del cinema, né più, né meno.

 

 

"Il vecchio ha ragione. I contadini hanno vinto. Noi...noi perdiamo sempre."

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