GODZILLA II - KING OF THE MONSTERS

("Godzilla: King of the Monsters" - 2019 - 132 minuti)

 

 

Godzilla, King Ghidorah, Mothra, Rodan. Basta uno di questi nomi per suscitare in un qualsiasi uomo della mia generazione un'infinità di ricordi, legati a questi vecchi mostri giapponesi. Un'affascinante lista di titani che adesso, grazie alla moderna tecnologia digitale, riesce a rivivere su grande schermo in maniera convincente e molto esaltante per i sensi.

"Godzilla II - King of the Monsters" è il terzo film del cosiddetto Mosterverse (preceduto da "Godzilla" di Gareth Edwards e da "Kong: Skull Island" di Jordan Vogt-Roberts) e di fatto geestisce e amplia in maniera considerevole tutte le informazioni già presenti nei precedenti capitoli, andando a creare questo nuovo universo narrativo di pellicole legate fra di loro.

Niente da dire, questo nuovo film di Godzilla conferma la buona strada intrapresa e punta tutto sull'aspetto visivo dei mostri, riuscendo anche a tessere una discreta linea di trama che, nonostante la semplicità (a volte ingenua) funziona sia come pretesto che come base per le mastodontiche scazzottate dei giganti. La componente umana del film (la parte ben interpretata ma meno interessante, con la sua deriva ambientalista un po' banale) è quindi relegata in secondo piano rispetto a Godzilla e company. I titani troneggiano sullo schermo in tutta la loro magnificenza, aiutati da ottimi effetti digitali, una colonna sonora notevole (opera di Bear Mc Creary, che i fan di Battlestar Galactica ricordano bene) e una regia che li esalta in ogni inquadratura, giocando con la palette cromatica per arrivare a dei veri dipinti su schermo. King Ghidorah, in particolare, è un vero spettacolo da ammirare in ogni scena.

Mi è piaciuta la recitazione degli attori (ottima la riconferma di Watanabe, il migliore del cast), anche con qualche perplessità sul casting, un po' provocatoria: chi mai tiferebbe per la famiglia più antipatica del mondo (Chandler, Farmiga, e soprattutto Brown) quando dall'altra parte abbiamo quella facciona squisitamente beffarda di Charles Dance?

132 minuti che non annoiano, e che ti fanno tornare bambino mentre urli allo schermo tifando il tuo mostro preferito.

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