BLACK ADAM

("Black Adam" - 2022 - 124 minuti)

 

Più che un film supereroistico, più che un action-movie, più che un film su un personaggio DC, "Black Adam" è senza ombra di dubbio, in tutto e per tutto, un film di The Rock.

Nel bene e nel male.

Il sospetto parte già dal regista, il buon mestierante Jaume Collet-Serra, che da sempre si è affidato al suo attore protagonista (Liam Neeson prima, Dwayne Johnson negli ultimi anni) più che alle sue capacità. Jaume non riesce a dare una sua impronta personale al film, perdendosi fra una miriade di effetti speciali (non sempre riuscitissimi), abusando di ispirazioni Snyderiane (i rallenty bisogna saperli fare, posizionandoli nel modo corretto e nella quantità giusta) e facendo scelte poco comprensibili nell'inserimento di alcune canzoni, tralasciando una colonna sonora che invece è molto buona, ma non valorizzata. La sceneggiatura poi, oscilla continuamente di ritmo e toni, come una montagna russa. Ne esce fuori un film insipido, che unisce sacro e profano e di cui la Justice Society è un perfetto specchio: bellissimi il Dottor Fate di Brosnan e l'Hawkman di Hodge, interessanti sia visivamente che dal punto di vista dei poteri; d'altro canto Atom Smasher e Cyclone sembrano usciti da una delle ultime commedie Marvel della Fase 4 e no, non è un complimento.
Il protagonista The Rock è imponente come mai prima d'ora, ornato da un costume fighissimo e da poteri che sprigionano potenza pura, visivamente una gioia per gli occhi. Il suo personaggio rende il tormento dell'anti-eroe ma poi si perde nel tragitto, invece di continuare con coraggio in un cammino più spinoso ma sicuramente più stimolante. "Black Adam" avrebbe dovuto calcare maggiormente i diversi contesti socio-politici dell'ambientazione, rendendo di fatto il protagonista un vero dubbio per lo spettatore, incapace di scegliere di parteggiare o meno per lui. Ci si perde in un dualismo di intenzioni concettuali che non sfocia in niente: da una parte si giocano la carta Amanda Weller, spietata e cinica come sempre, dall'altra si ritorna alla storia del bambino-mentore, un supporto classico per famiglie.

Si sceglie alla fine la strada più facile, la più accomodante, quella piena di spiegoni che rendeno il tutto né buono né cattivo, incapace di eccellere come di sprofondare e relegando l'intrigante narrazione in un contesto banale. Non aiuta un villain finale piuttosto anonimo e visivamente imbarazzante.
Promosso o bocciato? A questo punto dipende dalle intenzioni con cui lo spettatore vuole vederlo. Personalmente lo ritengo un'occasione mancata, che pone delle basi non sfruttate e porta The Rock, ancora una volta, a non uscire dal suo solito personaggio cinematografico.

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