"Inferno" ("Inferno") - 2016

 

Ammetto di essere da sempre un fan del Robert Langdon cartaceo di Dan Brown (che però mi sono sempre immaginato con il volto di William Petersen, il Grissom di CSI), apprezzando come nei tre best-seller lo scrittore abbia saputo creare storie sempre interessanti ed avvincenti, anche a discapito di una verità storica spesso infranta (fatto che a me personalmente non da fastidio se è al servizio di una bella storia, si tratta pur sempre di romanzi). Sia "Il Codice Da Vinci" che "Angeli e demoni" mi sono piaciuti molto (per motivi diversi) e attendevo con ansia questo "Inferno" a cui tenevo particolarmente anche per il fatto di essere per buona parte ambientato nella mia città, Firenze.

Purtroppo il risultato stavolta, pur non sfigurando, non è allo stesso livello dei precedenti adattamenti del regista Ron Howard. Il film si divide piuttosto sommariamente in due parti. Una prima più riuscita, ambientata a Firenze, molto veloce e incalzata da un montaggio al limite del videoclipparo (mi ha positivamente stupito l'uso di suoni e colori per rendere lo stato confusionale di Langdon nella parte iniziale) e una seconda parte che tira il freno a mano, si infogna in discorsi non troppo convincenti, perde troppo il ritmo e sfocia in un finale banalotto che distrugge in maniera inspiegabile l'ottima e crudele risoluzione del romanzo. Mi chiedo per quale motivo, dopo un adattamento generale tutto sommato buono (nonostante diverse cose siano state giustamente semplificate) abbiamo completamente stravolto questa parte che per me era sicuramente il segmento più riuscito della versione cartacea, che fra l'altro lasciava molti spunti interessanti per il futuro della saga.

Saga che diciamocelo, comunque vada, non può più permettersi Tom Hanks come protagonista. Mi spiace dirlo perchè Tom la pagnotta se la porta a casa sempre, ma come Langdon è veramente bollito. Imbolsito come pochi, sfiancato anche solo a salire le scale di corsa, viene quasi da sorridere quando sul finale deve affrontare una lotta con uno che ha la metà dei suoi anni. Purtroppo o si limita di molto la parte action o il buon Tom non ce la fa più, e si vede. Accanto a lui però mi è rimasta davvero impressa Felicity Jones (presto protagonista di "Rogue One"), discreta spalla dotata di una bellezza disarmante che buca lo schermo, sono sicuro che sentiremo parlare molto di lei in futuro.

I nostri bellissimi luoghi sono stati sapientemente riportati su pellicola, anche se non con quel fascino che mi aspettavo da uno come Howard (siamo lontanissimi dalle atmosfere magiche di "Hannibal" di Scott) anche per colpa di una fotografia di Totino che non mi ha mai convinto pienamente in tutti i film a cui ha partecipato. C'è da dire che, per quanto gli americani amino i nostri luoghi, non si può dire lo stesso degli italiani, rappresentati ancora una volta come una massa di imbecilli puttanieri attraverso diverse battute neanche troppo velate. Vogliamo parlare poi dei custodi di Palazzo Vecchio che nel finale diventano napoletani che inneggiano San Gennaro? Eh vabbè, ormai è così...

Splendida invece la colonna sonora di Zimmer, ormai una sicurezza, che ripropone ancora il tema della saga con sonorità piacevolmente moderne, arricchendo molte scene di dinamismo e ritmo, il suo apporto è stato prezioso specie nella seconda parte del film, che più volte stimola lo sbadiglio.

Nel complesso un film che non è brutto ma che non rende pienamente il fascino misterioso della saga come lo facevano i due film precedenti, banalizzando stupidamente un finale interessante e presentando un attore protagonista ormai fuori tempo massimo.

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