TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI

("Three Billboards Outside Ebbing, Missouri - 2017 - 115 minuti)

 

 

"Come essere profondamente drammatici senza apparire profondamente drammatici" ecco come potrebbe essere sintetizzato il film del britannico Martin McDonagh.

Partendo da una sinossi pesantissima (nella piccola città di Ebbing una donna protesta con le forze dell'ordine per non aver ancora trovato, dopo un anno, l'uomo che ha stuprato e bruciato viva sua figlia) il film intreccia le vicende di diversi personaggi di Ebbing, tutti direttamente o indirettamente coinvolti nel dramma vissuto dalla famiglia e dalle persone attorno alla protagonista. La bravissima Frances McDormand dipinge un personaggio lontano dagli stereotipi della classica madre in lutto, senza dover rinunciare alla componente del dolore (che a volte esplode, prepotentemente) e rende splendidamente sullo schermo la figura di una donna reale, forte, ironica e tenacemente in cerca della verità. Accanto a lei due solidi attori come Woody Harrelson e Sam Rockwell, con quest'ultimo impegnato in una delle sue migliori (se non la migliore) interpretazione della sua carriera, alle prese con un difficile personaggio dalle molteplici sfaccettature.

La cosa bella è che nonostante le poche svolte della storia, il film scorre benissimo e riesce veramente a catturare l'attenzione dello spettatore soprattutto grazie al suo malsano realismo e alla carica dei suoi attori, il tutto giostrato da un montaggio praticamente perfetto e da una sceneggiatura mai banale, con un occhio particolarmente attento a non esprimere giudizi morali ma anzi a concentrarsi sulle contraddizioni etiche e morali che la ricerca di giustizia può portare con sé, senza mai dare giudizi ma limitandosi ad osservare con sadico interesse anche quando si va a toccare argomenti come il razzismo o l'omertà.

Solo quei bolliti ormai ridicoli dell'Academy potevano preferirgli la favoletta di Del Toro, ma questa è un'altra storia...

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