OPPENHEIMER

("Oppenheimer" - 2023 - 180 minuti)

 

 

 

Quando ti alzi dalla poltrona del cinema dopo aver visto "Oppenheimer" non puoi fare a meno di sentirti dentro qualcosa che si muove, incontrollabile, che balza dalla bocca dello stomaco al cervello e poi riscende giù. Si rimane annichiliti e pieni di pensieri dopo 3 ore dense e potenti di pura settima arte. Nolan ci regala una notevole lezione di cinema che non lascia indifferenti. Il suo film è diviso in tre atti che triplicano il suo valore, tutti eccellenti nella loro ricercatezza e mai pesanti nello svolgimento.

Un primo atto veloce di origini che non attende nessuno, che parte in quarta schiaffeggiandoti con nomi e volti senza tregua, costruendo tassello dopo tassello la figura del fisico statunitense, senza risparmiarci i dubbi e le incoerenze della sua figura storica.

Il secondo atto è un'entusiasmante corsa contro il tempo che sembra un western in salsa bellica. La storia la fa da padrone, senza mai dimenticare i delicati equilibri fra i personaggi. Il fulcro centrale del film, la bomba protagonista che tanto bramiamo durante la visione, è in realtà un intelligente specchietto per le allodole verso il pubblico. Si ricorda come i mezzi, per quanto famosi, non sono niente altro che i figli dei loro inventori e giustamente ci si focalizza su di loro.

Il terzo atto è quello che non ti aspetti, un serratissimo dramma giudiziario che nasconde il reale motivo del complesso alternarsi temporale (che Nolan padroneggia come pochi) e che funge da chiave di lettura per l'intera pellicola. Affascinante, preciso e diretto, chiude con un assist perfetto una storia raccontata con tutta la prorompente personalità del regista inglese.

Nolan prende una biografia dalle mille potenzialità ma si rifiuta di limitarsi al semplice compitino. Piega la storia al suo personale stile senza svilirla o modificarla, andando a sottolineare i punti più interessanti e lasciando di sfondo i più banali. Mette su un cast d'eccellenza in cui spicca, solo grazie al minutaggio maggiore, un Cillian Murphy che finalmente si prende quel palcoscenico da protagonista cinematografico di prim'ordine che tanto ha meritato e mai ottenuto. Attraverso i suoi occhi azzurri vediamo riflesso un mondo che cambia, un mondo che attraversa forse il suo momento storico più importante e, ovviamente, tutte le responsabilità che ne conseguono. Un destino di molti deciso da pochi, una terribile gara con la razza umana in palio, in cui sembra non esiste nessuno completamente buono o completamente malvagio. "Oppenheimer" racconta tutto questo a livello globale ma sempre dagli occhi di pochi protagonisti, senza perdersi in immagini spettacolari (che sembrerebbero scontate visto l'argomento) ma che non sembrano interessare Nolan, più preoccupato di mostrare i risvolti personali dei responsabili, dimostrandosi sempre autocritico in ogni glorificazione storica statunitense. Il film analizza tanti aspetti della natura umana: è una riflessione sul potere, sulla colpa, sulle contraddizioni e, come già detto, sulle responsabilità.

"Oppenheimer" è un film storico che non mostra molto ma fa sentire tanto, fino alle viscere, anche grazie ad una colonna sonora di grandissima qualità, onnipresente dall'inizio alla fine, prepotentemente sovraesposta ai dialoghi, che esalta ogni inquadratura suscitando emozioni potenti e maestosità audio-visiva.

Se proprio vogliamo trovargli un difetto a questo film, è quello di necessitare della conoscenza di un minimo di background storico dell'epoca, per non perdersi alcuni passaggi fin troppo veloci... e no, le scene di sesso non sono proprio pane per i denti di Nolan.

Per il resto, è un piccolo grande capolavoro.

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