TIME LAPSE

("Time Lapse" - 2014 - 104 minuti)

 

 

Recensire i paradossi temporali senza svelare troppo non è affatto facile.

Pensare ad una storia sui paradossi temporali senza incartarsi è oggettivamente difficile.

Realizzare un ottimo film sui paradossi temporali è veramente un traguardo notevole.

Bradley King realizza quindi un importante debutto con questo suo "Time Lapse", che prende come pretesto la semplice storia di 3 ragazzi che scoprono una misteriosa macchina fotografica capace di scattare una foto al futuro per arrivare a mettere in scena un thriller (ci stacchiamo infatti quasi subito dal genere sci-fi) solido e pieno di suspance.

I 104 minuti di "Time Lapse" volano veloci, trasportati dalla morbosa curiosità di vedere dove andrà a parare la storia, che diviene pian piano sempre più complicata ma interessante.

Potete anche godervi tutto senza accendere il cervello, godendovi solo il gioco psicologico che viene messo in scena in un primo livello di lettura, ma se amate perdervi nei mille sub-ragionamenti dettati dalle varie regole proposte, qui c'è veramente da fondersi la testa. Inutile dire che il vero potenziale del film si rivela solo se analizzato a fondo, sviscerando ogni frase, ogni azione, appuntandosi i tempi e i particolari. Gli amanti del genere troveranno davvero per loro denti. A parte qualche piccola forzatura in un paio di snodi narrativi, il film resta sempre coerente, nonostante la difficoltà del tema trattato.

Sono presenti tematiche affascinanti che toccano l'ineluttabilità del destino e il fascino del futuro non scritto. Ci troveremo spesso, come i protagonisti, ad aspettare ansiosi una nuova fotografia, un nuovo accadimento, un nuovo colpo di scena, tutto incasellato in un montaggio perfetto, che è il vero potere narrativo della storia.

Pellicola minimalista, pochi personaggi, pochissime location e un budget esiguo ma tanta tanta tanta buona volontà di creare un prodotto complesso nella sua semplicità.

Si poteva osare di più visto il tema trattato? Assolutamente si, ma King decide di non addentrarsi troppo per non rimanere incartato troppo in ragionamenti accademici, andando ad incidere troppo sul ritmo (che ripeto, è perfetto).

Da vedere e rivedere e rivedere per poterlo comprendere e apprezzare appieno

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