DUNKIRK
("Dunkirk" - 2017 - 106 minuti)
La guerra secondo Christopher Nolan.
Ho riflettuto molto su questa pellicola, arrivando alla considerazione finale che sia composta da due parti indissolubili, poco interessanti se trattate singolarmente ma incredibilmente potenti se sovrapposte.
Da una parte abbiamo una colonna sonora di Hans Zimmer straordinariamente incisiva, pressante, concitata, che dà il ritmo e si sostituisce ai rarissimi dialoghi, che esiste sia nelle melodie che nei silenzi.
Dall'altra parte abbiamo uno splendido esercizio di stile di Nolan, molto tecnico, preciso e sicuro di sé in ogni frangente. Ogni inquadratura è studiata, equilibrata, mai inutile. Le riprese aeree sono una vera esibizione di competenza, sempre e comunque al servizio del film, evitando arroganza e presunzione nello svolgimento.
Da applausi anche l'idea della messa in scena parallela, con una suddivisione a tre strati sia visivi (molo - mare - cielo) che temporali (una settimana - un giorno - un'ora) che stupisce per la semplicità con cui si riesce a seguire, anche merito del bellissimo montaggio di Lee Smith (che ha lavorato in quasi in tutti i film di Nolan).
Ognuno di questi "tronchi narrativi" ha solo una star, che un po' lo rappresenta: sul molo abbiamo Kenneth Branagh, nel mare abbiamo Cillian Murphy e in cielo Tom Hardy, pilota dell'aviazione alleata. Tutti e tre bravissimi, recitano praticamente solo con il corpo (Hardy addirittura solo con gli occhi). Accanto a loro uno stuolo di personaggi secondari piuttosto anonimi, che sussistono e assistono.
Bellissime le scene di massa grazie all'utilizzo di tantissime vere comparse; totale assenza del nemico che però "vive" in ogni scena come un fantasma silenzioso pronto ad uccidere (e ottima anche la scelta di tener fuori tutto l'alto comando, evitando contesti politici), il tutto sotto un'intensità emotiva altissima aiutata dalla breve durata.
Resta la grande domanda: lo spettatore medio, che di tecnicismi capisce poco o niente, quanto potrà apprezzare veramente questo film?
