"La madre" ("Mama") - 2013

 

Che Guillermo del Toro avesse un occhio particolare per i giovani talenti si sapeva, come dimostra la classe che il suo nuovo pupillo, Andres Muschietti, sfodera in questo lungometraggio d'esordio (basato su un suo stesso cortometraggio di 3 minuti realizzato nel 2008).

Basso budget (appena 15 milioni di dollari) ma tante idee concettuali e visive in questo horror di matrice thriller-psicologica. La storia, pur nella sua semplicità (il classico caso di fantasma che torna sulla terra per una qualche mancanza) si sviluppa in maniera molto piacevole per tutti i 100 minuti della durata, con pochi ma significativi colpi di scena e una tensione che rimane sempre a buoni livelli, aiutata da una musica più che adeguata e un comparto luci di tutto rispetto, che predilige le zone d'ombra.

Ottima la scelta di virare il racconto verso la metà film sulla figura di Jessica Chastain, decisamente più capace e carismatica di Nikolaj Coster -Waldau che per quanto si impegni non riesce mai a perdere l'espressione da cane bastonato che dopo un po' stufa. La crescita del personaggio della Chastain non solo è convincente, ma aiuta lo spettatore a fornire un punto di vista inedito alla classico teatrino familiare.

Ci si attesta comunque ad un livello di recitazione piuttosto buono con una nota di merito per le due bambine, veri pozzi di espressioni inquietanti (specie quella più piccola, davvero impressionante) e dalle spaventose movenze.

Parlando di film horror, apparte i classici jumpscare (che sono anche qui), ci si aspetta qualcosa di nuovo per mobilitare l'interesse e la suspance e Muschietti non se lo lascia dire: complicati piani sequenza che sembrano infiniti, giochi di luci ed ombre, movimenti di camera che seguano i movimenti degli attori e un paio di ispiratissime sequenze con camera fissa dove sono i personaggi con i loro movimenti su schermo, a creare quel giusto clima d'ansia che poi è quello che ti aspetti da questo genere di prodotto.

Ho apprezzato particolarmente l'originale inizio e la svolta finale, inaspettatamente poetica (forse anche troppo) e in cui si sente molto l'influenza della particolare drammaturgia fantastica di Del Toro. Si, è vero, il basso budget non ha permesso di realizzare chissà quali effetti speciali (ottimo invece il trucco-parrucco) che forse avrebbero reso meglio alcune scene, ma se non altro è una conclusione ragionata che non si perde nella furia come spesso succede in prodotti similari, dando una spiegazione soddisfacente a tutti gli elementi della trama.

In definitiva un horror solido, semplice e che riesce ad intrattenere con intelligenza e un pizzico di classe, dedicato a chi apprezza quell'orrore non convenzionale diverso dai classici slasher, orientandosi più verso un Wan che verso un Nispel. Niente da dire, Muschietti (e moglie, produttrice e co-autore della storia) ci sa proprio fare.

 

"Sono lo zio Luc" (prima scena e Waldau sembra già tristissimo)

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