"Italiano Medio" ("Italiano Medio") - 2017

 

Aspettavo al varco il salto nel cinema di Maccio Capatonda (che ho seguito con interesse dagli sfavillanti esordi fino alla commercializzazione radiofonica nello Zoo di 105, dove ha perso la mia attenzione), qui al debutto sul grande schermo con una pellicola che sembra scimmiottare quello che Rodriguez ha fatto (in maniera esemplare e con le dovute proporzioni) con il suo "Machete", ovvero tirar fuori un film da un trailer di 2 minuti.

Ammetto che mi aspettavo il peggio, crdevo ne uscisse un mix di tutto quello realizzato da Maccio in questi anni, una sequela di gag unite con lo sputo al servizio di una storiella senza troppe pretese.

Ammetto che non credevo che dei personaggi creati per durare pochissimo potessero reggere un'ora e mezzo, sostenuti solo da battute ormai strasentite.

Ammetto anche che mi sono sbagliato.

Nonostante ci siano vari rimandi e pezzetti "presi in prestito" da cose già viste, il film ha una sua identità e una sua coerenza narrativa, al servizio di una storia ben studiata che porta al culmine tutto il lungo messaggio che il comico ha portato avanti per anni sull'Italia e le sue contraddizioni. Una satira sociale tipicamente alla Maccio in cui personaggi bizzarri, caricaturali e metaforici si muovano senza un apparente nesso logico, che invece si insinua in ogni azione. E' proprio questo gioco delle metafore, spesse a loro volta nascoste da ulteriori sottotesti, che affascina nel teatrino che l'artista abruzzese mette in scena, non risparmiando gag e battute più o meno riuscite (ottima per esempio la parte del finto show Mastervip, tremendi alcuni giochi di parole ormai stantii).

Maccio se la cava come capobranco e leader di tutta la combriccola, capace di circondarsi di caratteristi e qualche special guest che non hanno sfigurato, ma una nota di merito va sicuramente a Rupert Sciamenna, grande mattatore dall'inconfondibile voce che per l'occasione si trasforma in un Briatore dei poveri, e soprattutto a Herbert Ballerina che si dimostra ancora una volta l'attore migliore del gruppo. Grazie a dio Ivo Avido, di cui non ho mai intravisto un briciolo di talento se non la fortuna di essere cresciuto con Maccio, viene lasciato al soldo della comparsata.

Se la storia funziona e la trama porta a divertirsi e a pensare, purtroppo i problemi emergono tutti dal lato tecnico, disastroso. Maccio si dimostra ancora molto acerbo come regista, con uno scontato A-B-C di inquadrature, coadiuvato da un montaggio non esaltante e condito soprattutto da una fotografia davvero pessima, che cerca anche dei virtuosismi senza riuscirsi. Infelice anche la scelta di far avvenire la maggior parte delle "scene di distruzione" fuori campo (a volte accompagnate da tristi effetti sonori) per nascondere il misero budget del film. Forse sarebbe stato più onesto modificare la sceneggiatura di alcune scene scegliendo la semplicità invece di presentare allo spettatore questi continui e plateali sgamotti.

Un esordio comunque interessante, che spero sia un primo scalino verso qualcosa che si stacchi dal classico Maccio, facendo evolvere il suo indiscutibile talento verso quei traguardi a cui penso possa arrivare. Magari un po' di budget in più aiuterebbe.

 

"Ciao, sono Giulio Verme, sono un tipo solarium e... i miei valori sono la famiglia, la prostituzione e la gassosa!"

(oh, sembrava di rivedere una puntata del vecchio "The Club", questa gente esiste davvero!)

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