IL PRIMO RE

("Il primo Re" - 20198 - 127 minuti)

 

 

Grande coraggio di portare in scena la ricostruzione di una delle leggende più italiane che esistono in un film con pochi dialoghi essenziali, tutti interamente recitati in protolatino (che è precedente a quello arcaico e curato per l'occasione da semiologi dell'Università della Sapienza di Roma). Matteo Rovere ci regala una pellicola italiana che respira l'aria di un piccolo kolossal, così ancorato visceralmente alla nostra storia ma proposto in un contesto di immagini fortemente evocative (si utilizza quasi interamente una bellissima luce naturale, curata dal direttore della fotografia Daniele Ciprì).

Una storia semplice, con pochi picchi e senza particolarie colpi di scena da segnalare. Se da un lato questa linearità ne detta a volte la pesantezza in alcune piccole parti, dall'altra ne esalta il realismo (nel linguaggio, come si è detto, ma anche nella gestualità, nelle armi, nei costumi) e il fascino di un mondo così lontano, un' era di nostri antenati che porrà le basi per il millennio successivo.

Alessandro Borghi e Alessio Lapice sono bravissimi a interpretare i due fratelli della leggenda, Remo e Romolo. La loro è una recitazione fisica, fatta di sguardi e piccoli gesti. Sul loro rapportarsi si basa l'intero film, sul loro destino l'amaro epilogo da tutti conosciuto. La difficoltà e esiguità della lingua non li aiuta ma ne sono comunque completamente padroni del personaggio sia nelle fasi più concitate (il film regala diverse scene di lotta), sia in quelle più statiche, dove invece si cerca di capire i vari tipi di rapporti sociali esistenti all'epoca, vessati tra superstizioni e tradizione. Tecnicamente il tutto è scandito quasi alla perfezione, anche se alcune riprese aeree di troppo funzionano meno della telecamera a spalla, più indicata per questo tipo di opera.

Semplicemente splendida la colonna sonora di Andrea Farri, che accompagna tutta l'opera con melodie potenti ed evocative, degni di un grande film storico e capaci di riempire lo schermo di epica durante i sanguinosi duelli.

Pur senza eccellere nella narrazione, mantenendo un ritmo non sempre costante, Rovere mette in scena un film sontuoso, appassionante, intrigante nelle sue difficoltà comunicative e, cosa non da poco, non cade mai nell'autocompiacimento, un difetto a volte presente nel gruppo dei più talentuosi nuovi registi italiani,di cui l'artista romano fa sicuramente parte.

Commenti: 0