IL RAGAZZO INVISIBILE

("Il ragazzo invisibile" - 2014 - 100 minuti)

 IL RAGAZZO INVISIBILE - SECONDA GENERAZIONE

("Il ragazzo invisibile - seconda generazione" - 2018 - 100 minuti)

 

Ho deciso, per la prima volta, di recensire due film insieme. Non solo perché sono il primo capitolo e il suo seguito di questa "saga supereroistica italiana" ma più che altro perché, per quanto mi riguarda, costituiscono un enorme sbaglio creativo e concettuale  della durata di ben 200 minuti che nessuno mi ridarà mai indietro.

Salvatores si dimostra il regista più sbagliato d'Italia per questo tipo di prodotto. Da una parte ci sono i suoi quasi 70 anni, che lo portano a possedere una mentalità non compatibile con questo tipo di prodotto, denotando scelte fuori contesto (per esempio sulla colonna sonora). Dall'altra c'è la sua mancanza di conoscenza del mondo supereroistico, perlomeno quello moderno, andando a cercare di copiare in maniera banale e superficiale il cinecomic americano e sfociando spesso nel ridicolo (la scena dell'altalena, ne vogliamo parlare?).

Non è certamente il modo giusto di fare questo tipo di cinema in Italia, con gli anacronistici stereotipi, i personaggi piatti, le vicende banali, i dialoghi estrapolati dalla peggior puntata di fiction tv.

Non riesco a trovare niente da salvare in questo "Il Ragazzo invisibile" (a parte forse una certa effettistica che, per quanto semplice, funziona) a cominciare dal protagonista: l'esordiente Ludovico Girardello, un ragazzino che non sembra avere nessun tipo di talento o espressività. Persino una attrice navigata come Valeria Golino (come hanno fatta a convincerla? Sarà la vecchia storia del mutuo da pagare?), che nel film interpreta la madre del protagonista, riesce a portare a casa una prestazione decente, persa nell'imbarazzo generale.

Quando poi pensavate che di peggio non si poteva fare ecco che arriva il seguito (di cui nessuno sentiva il bisogno), "Il ragazzo invisibile - seconda generazione", che mette subito la quinta e inizia a scavare verso un fondo che sembra non arrivare mai.

La trama, già al limite del ridicolo, diventa surreale dal modo in cui i giovani attori (tutti pessimi) la recitano con convinzione. Non che quelli più vecchi siano da meno, intendiamoci.

Un film allo sbando che diventa parodia di se stesso, portato avanti senza convinzione (o forse con folle convinzione), con spudorati cambi di cast (quello del padre è incommentabile) e che presenta villain e tematiche completamente fuori contesto che non appartengono alla nostra cultura.

Un progetto, costato milioni di euro, nato, cresciuto e morto sbagliato.

Un'occasione trasformata in una imbarazzante vergogna.

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