RAMBO: LAST BLOOD

("Rambo: Last Blood" - 2019 - 89 minuti)

 

 

"Rambo: Last Blood": l'unico film in cui un uomo smette di prendere le medicine e a morire sono gli altri!

Scherzi a parte, parliamo seriamente del film, che secondo me merita di essere analizzato in maniera piuttosto profonda.

Rocky e Rambo sono due facce della stessa medaglia e rappresentano da sempre le due personalità di Sylvester Stallone. Quella solare, positiva, ottimista e speranzosa è portata sullo schermo dallo Stallone Italiano mentre quella oscura, guerrafondaia e pessimista è da sempre il vecchio reduce dal Vietnam. Si resta quindi un po' straniti durante il primo atto di questo ultimo capitolo della saga, dove troviamo un Rambo che sembra aver raggiunto finalmente la pace. Lo vediamo sorridere, parlare, scherzare, sembra quindi quasi più Balboa che Rambo. Pian piano ci accorgiamo che però è tutta una facciata per se stesso, un uomo che tiene a bada con i farmaci il suo io predominante, quello della violenza. La prima parte è sicuramente la più interessante dal punto di vista narrativo ed è un vero peccato che la sceneggiatura scalfisca solo in superficie questa "nuova vita" di Rambo-cowboy, questo suo desiderio di accogliere dentro di sé una realtà che non gli appartiene, questa voglia di scacciare i demoni che non se ne andranno mai. Purtroppo i personaggi sono appena abbozzati nonostante gli attori siano tutti in parte e la storia scorra, aiutata dalla curiosità dello spettatore verso queste novità.

Il secondo atto è il più didascalico, tiene bene il senso di bomba che sta per scoppiare ma mette anche in campo tutta la mediocrità della regia di Adrian Grunberg (perchè non l'hai girato tu Sly? Perchè?) e del montaggio di un certo Todd Miller. Nel mezzo a tutto il pasticcio tecnico (mio dio, quelle zoomate orribili sui tetti messicani) e ai didascalici dialoghi, il protagonista si porta sulle vecchie spalle il film e lo fa con un carisma che i divetti di oggi possano solo sognarsi, regalandoci come se niente fosse uno degli interrogatori più shockanti degli ultimi anni (è tanto che non sentivo una sala intera unita nel dolore), che fa da preambolo a tutta la sconcertante violenza del finale. Ancora una volta un problema di scrittura: Paz Vega, che aveva un parte molto interessante... completamente buttata ai maiali. Ma grazie a dio c'è Rambo, che sta tornando quello vero, quello che conosciamo, sottolineato ancora una volta da uno Stallone immenso che cambia pian piano tutto il registro interpretativo (alla faccia di chi dice che è monoespressivo), tornando la macchina di morte che tutti conosciamo. C'è di nuovo il senso di perdita completa che accompagna il personaggio da sempre, che alimenta la sua disumanizzazione e lo porta a sfogare i sentimenti in un odio violento (ancora qualcosa di potenzialmente grandioso ma semplicemente abbozzato).

Il terzo atto è una mattanza, pura e semplice. Un'esplosione di violenza (bellissima, a suo modo) tanto forte quanto fulminia, che avrebbe meritato sicuramente un minutaggio più generoso. Un Rambo-show che non lascia scampo e che ti fa quasi empatizzare con i poveri cattivi in balia di morti cruentissime. Sembra di vedere l'assalto dei Marine in Aliens...al contrario! Stallone non ti fa dubitare di lui neanche per un momento, a 73 anni suonati resta ancora un carroarmato capace di incutere timore con un solo sguardo, perfettamente immerso nella parte.

Alla fine, il film non sembra assolutamente un capitolo conclusivo e una chiusura del cerchio perfetta (come lo è stato "Creed II" per Rocky) ma anzi, sembra portare il personaggio ad un ulteriore livello che sarei veramente curiosissimo di vedere.

"Rambo: Last Blood" non è certo il capitolo migliore della saga, è pesantemente penalizzato da una regia pessima e una sceneggiatura molto blanda ma riesce comunque ad essere un discreto film di intrattenimento che si appoggia completamente sul suo protagonista. Ottimi spunti narrativi purtroppo mal gestiti ma un personaggio che, per me, ha ancora qualcosa da dire, ma ci vuole una svolta decisamente più intimista e una troupe di ben altra levatura.

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