"Smetto quando voglio: Masterclass"

("Smetto quando voglio: Masterclass") - 2017

 

Ammetto che all'inizio, quando Sibilia dichiarò che ci sarebbero stati ben due seguiti del bellissimo e sorprendente "Smetto quando voglio", in una soluzione "li giriamo insieme" molto all'americana, non fui troppo entusiasta. Pensavo che difficilmente si sarebbe potuta eguagliare quella chimica (parola perfettamente contestualizzata) di elementi portati sullo schermo. Riuscire a prendere una formula (oggi sono in forma con le parole) collaudata in un serial di culto come "Breaking Bad" (l'uomo comune dalle grandi capacità inespresse che diventa criminale per cause di forza maggiore), trasportarla in un contesto fortemente nazionale, aggiungerci quella sottile ma decisa satira sociale, riempirlo di situazioni comiche dai tempi perfetti, far giostrare il tutto da validi attori e personaggi costruiti minuziosamente, aggiungerci quel po' di sana azione e creare quindi un prodotto decisamente rivoluzionario per il panorama italiano. Prima dei Jeeg Robot, prima dei veloci come il Vento, prima dei perfetti sconosciuti.

Adesso nel cinema italiano, forte di giovani talenti a cui finalmente è dato posto e che stanno lentamente ma inesorabilmente creando qualcosa che non sia "il solito pappone all'italiana", ci si aspetta qualcosa di più, si vuole il salto di classe, soprattutto da chi ha creato già qualcosa di notevole.

Inutile aggiungere altro, ormai è risaputo: Sidney Sibilia (insieme a tutta la troupe del primo film, riunita in toto) e la sua banda di ricercatori è riuscito ancora una volta a fare l'impresa, riuscendo a realizzare un seguito di tutto rispetto che non solo mantiene la qualità del primo film ma, forti di un maggiore budget (si può già notare fin dalle primissime scene dalla fotografia di Radovic, adesso molto più matura, realistica e meno impastata nei colori acidi, trucchetto usato per mascherare alcune magagne) e dell'esperienza accumulata, riesce in alcuni punti ad essere superiore, trovando anche il tempo per qualche inquadratura ricercata, tanto per non farsi mancare niente e far vedere che non solo i vecchi riescono a fare i tecnicismi. La scena del treno (o quella dell'inseguimento, incredibilmente le scene action sono quelle che eccellono in questo film) ne è un chiaro esempio: un perfetto connubio di buona azione, tempi comici perfetti, dialoghi azzeccatissimi, situazioni surreali ma realistiche, grande regia...il tutto fatto in Italia da italiani! C'è da essere finalmente fieri!

Al cast, già abbondantemente rodato, si aggiungono new-entry che arricchiscono il parco attori in maniera intelligente, ognuno con il suo spazio, i suoi tempi, la sua parte nella dinamica generale (forse rimane un po' sacrificato il chimico di Fresi, ma sembra che il suo ruolo sia più ampio nel terzo capitolo). Anche qui un passo in avanti. Sibilia e soci infatti non giocano di rendita realizzando un sequel fotocopia dell'originale ma ne approfittano per prenderlo come punto di partenza per una situazione di più largo respiro, fra l'altro inserendosi in maniera molto intrigante in alcune scene del primo, qui riproposte sotto un altro punto di vista. La scioltezza e l'accuratezza con cui avviene questo processo non solo non teme rivali, ma sarebbe da far vedere ad alcune produzioni ben più blasonate per insegnargli cosa vuol dire la parola "continuity". A qualcuno viene in mente il casino fatto da Synger con i suoi X-men? Ecco, appunto.

Ma bando alle ciance, "Smetto quando voglio: Masterclass" è una brillante action-comedy con un sottotesto di satira mai pesante, dialoghi interessanti e una sceneggiatura che è un orologio, resa viva da bravissimi attori diretti da un giovane regista che ha sempre voglia di migliorare e di portare il suo prodotto ad uno stadio superiore. La pellicola trasuda infatti di questa ambizione, di questa voglia di proporsi come un prodotto nuovo, divertente e intelligente allo stesso tempo, quel qualcosa che da tanto stavamo aspettando. Una mentalità che però non diventa mai supponente o arrogante, ma che anzi è pervasa di un'umiltà e di una semplicità ammirevole, anche quando si potrebbe tranquillamente sfociare nella spettacolarizzazione gratuita.

Il finale poi, con un furbo cliffangher, ci da appuntamento al terzo capitolo, dove sembra che la situazione sia ancora più in crescita e dove penso che la trama troverà il suo apice, permettendoci di scoprire se questo puzzle ha davvero tutti i pezzi.

Uscire dal cinema con l'ennesima certezza di aver finalmente trovato in questi ultimi anni la risposta alle nostre speranze che sembravano ormai svanite non ha prezzo. Fanculo i cinepanettoni, i film sul sociale, i polpettoni di arte astratta, le storie d'amore new-age. Fate largo al nuovo cinema italiano, in cui la "Banda dei Ricercatori" ha un ruolo da protagonista.

 

"Sono venti minuti che ve chiamo!" (applausi)

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