WARRIOR

("Warrior" - 2011 - 140 minuti)

 

 

"Warrior" è poesia filmica allo stato puro, è cinema sportivo di gran classe, è una lotta di corpi come metafora di lotta interiore, tesa a far prevalere uno sguardo, potente come il peggior gancio che non hai visto arrivare.

"Warrior" è una continua lotta dell'uomo intrisa nella sua natura, un moderno "Moby Dick", anche citato non a caso nella pellicola.

"Warrior" è anche però un film passato in sordina, facilmente "fraintendibile" nel suo porsi al pubblico, e che invece di si è rivelato una piccola perla del suo genere.

Si mette in scena una storia di rivalsa che ruota intorno a due fratelli, Brendan e Tommy Conlon (superbamente interpretati da Joel Edgerton e Tom Hardy in stato di grazia, fisica e attoriale) e al loro dramma familiare, una storia densa di brutti ricordi, fughe impaurite, parole non dette o dette troppo tardi. Due fratelli separati, distrutti e ricomposti ognuno in maniera diversa, che vedono in un torneo la possibilità di uscire dal loro profondo abisso personale, in una lotta in cui ogni colpo è motivato dal fuoco disperato della vita. Una sensazione che si avverte in tutti gli scontri (verbali e fisici), giustificati da una motivazione di fondo sempre presente, e realizzati cercando quando possibile di rifuggire alla spettacolarizzazione della scena per un più crudo realismo (si usa tanta telecamera a spalla). Come Russel Crowe combatteva per il latte dei suoi figli nello splendido "Cinderella Man", così i due fratelli Conlon non sono mai mossi dalla ricerca di gloria o dal raggiungimento di un obbiettivo sportivo, ma attingono la loro forza da motivazioni drammaticamente personali, che li spingono a superare i loro limiti, non senza conseguenze.

Accanto ai due protagonisti, un Nick Nolte immenso che racconta la vita in uno sguardo. La figura di Paddy Conlon, padre rinnegato dai figli e dalla vita, è struggente nella sua ricerca di perdono, nel suo cercare di essere guida senza mai riuscirci davvero. Accanto a loro, se allarghiamo ancora più lo sguardo, troviamo pochissimi personaggi che ruotano attorno alla sfera principale, ma tutti perfettamente caratterizzati, tutti con un loro perché (nota di merito a Frank Grillo, struggente nella parte dell'allenatore Frank Campana).

Il regista, Gavin O'Connor (che aveva realizzato anche il notevole "Miracle", altra bellissima fiaba sportiva), si prende tutto il tempo che serve per presentarci le varie situazioni, farci entrare nelle teste dei protagonisti, allentando i ritmi nei momenti introspettivi e spingendo sull'acceleratore quando passiamo ai combattimenti. Il tutto, inoltre, contornato da un'affascinante fotografia che abbonda di grana e una SPLENDIDA colonna sonora di Mark Isham che enfatizza magicamente ogni immagine, con una rivisitazione moderna dell'Inno alla Gioia da pelle d'oca.

Il lottato è bellissimo, anche grazie alla partecipazione di diversi atleti MMA (usati, con intelligenza, non come attori ma come fighter) e all'impegno inesauribile dei due protagonisti che, allenati duramente da veri professionisti del settore, non sfigurano di fronte a campioni come Erik Apple o Kurt Angle. La fisicità dei combattimenti è potente e possono essere apprezzati sia da novizi che da esperti di MMA.

"Warrior" è uno splendido dramma sportivo che ti emoziona senza sosta, prendendoti pian piano e accompagnandoti verso un finale all'apparenza banale, ma che nasconde un messaggio di fondo molto potente, giusto coronamento di un percorso narrativo studiato nei dettagli.

Perché la gabbia non è solo in un ring ma anche dentro di noi, e lottiamo ogni giorno per uscirne vincitori.

 

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