"Baby Driver - Il genio della fuga"

("Baby Driver") - 2017

 

A volte come recensore mi sento un po' come un vecchio professore di scuola. I registi/alunni ci presentano i loro lavori/film e noi li analizziamo per capirne i meriti e demeriti, cercando al tempo stesso di farci un'idea di chi abbiamo di fronte.

Edgard Wright non è un alunno qualsiasi.

E' uno che si distingue dalla massa, un fuoriclasse che ha potenzialità spaventose, che si applica sempre al 100% su ogni cosa, un alunno a cui sei abituato a mettere il massimo dei voti praticamente sempre. Più sei bravo, più mi aspetto da te, è proprio questo il motivo per cui stavolta sono sinceramente deluso dopo aver corretto questo compito.

Tutto da buttare? Assolutamente no!

Mi faciliterò il lavoro dividendo questo tutto in 4 parti, di cui 3/4 formano un pacchetto unico abbastanza compatto mentre l'ultimo quarto rappresenta una storia a sé su cui tornerò dopo.

Analizziamo i primi 3/4 del lavoro dell'alunno Wright:

- Tecnicamente l'allievo si presenta in maniera impeccabile, ogni inquadratura è studiata in maniera certosina e la decisione di far tornare ogni movimento di scena con la colonna sonora è una finezza che trasforma il tutto, più che in un musical, in una specie di balletto, una vera gioia per gli occhi.

- Parlando della colonna sonora, non possiamo che definirne la scelta assolutamente azzeccata e accattivante, con una varietà che non può che accontentare ogni palato.

- La storia, semplice e lineare, funziona dal punto di vista narrativo ed è piuttosto realistica nello svolgimento senza nessun problema di ritmo pur non mantenendo la solita ironia a cui l'alunno ci aveva abituati. Da un certo punto di vista va bene così, il ragazzo vuole crescere e cominciare a prendersi un po' più sul serio, riuscendoci.

- Una menzione d'onore alle scene d'azione, veramente notevoli, specie negli inseguimenti dove la classe innata di Edgar riesce a far risultare chiara anche la più concitata delle coreografie. Montaggio da lode.

- Si nota, specie con l'andare dei minuti, un problema piuttosto grave di casting. Se da un lato abbiamo dei comprimari eccellenti, su cui svetta un Jamie Foxx veramente in forma, ti rendi conto pian piano che il protagonista, Ansel Elgort, sparisce nei confronti, sia verbali che visivi, con gli altri personaggi, non riuscendo mai ad accendere quella scintilla che dovrebbe avere un attore che porta sullo schermo un character del genere. Finito il film, quasi ti dimentichi che faccia abbia. Peccato perché tutto il resto del cast è veramente bravo (e lo sembra ancora di più accanto a lui purtroppo). Piccolo appunto personale: hai Jon Bernthal e me lo fai lavorare solo per 5 minuti, vergogna!

Passiamo poi un confine invisibile ma perfettamente percepibile, una singola scena in un bar, sul finale, che "rompe" il ritmo, spezza le regole e capovolge tutta la coerenza narrativa del racconto, distruggendone il realismo e cambiando addirittura di punto in bianco la psicologia di alcuni personaggi. Il tutto per portarci a quel quarto finale di compito in cui tutto diventa banale, confusionario, noioso. Stiamo parlando di quel Wright che ci ha abituato a finali bellissimi e a situazioni sempre coerenti, anche nelle complessità più bizzarre. Ci troviamo di fronte ad una risoluzione assolutamente non all'altezza di tutto quello che avevamo visto prima.

Alla fine è un compito da 7 che poteva e doveva essere da 9, come è solito fare l'alunno Wright...per cui per me merita un 5.

Perché i professori sono più severi con gli alunni più bravi.

 

"Questo lavoro è fatto di tre cose: sesso, soldi, azione!"

(ma potrei citare qualsiasi cosa che esca di bocca a Pazzo/Foxx, che ha reso epica ogni sua sillaba)

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