THE PREDATOR

("The Predator" - 2018 - 107 minuti)

 

Un sequel dei primi 2 Predator che ignori gli Alien vs. Predator e il dimenticabilissimo Predators, scritto da quello Shane Black che ha recitato (e in parte scritto) il primo film? Volentieri!

Dopo l'entusiasmo iniziale, a mentre fredda, purtroppo ti accorgi che "The Predator" è una pellicola con un sacco di problemi più o meno gravi derivati da un'infinità di casini produttivi che hanno minato costantemente il lavoro di quel genio di Shane (Cristo, mi hanno rimosso tutta la parte di Edward James Olmos, il vero cattivo del film, così diciamo tutti...fanculo!). Ma andiamo con ordine perchè non tutto è da buttare, per niente! Il film parte alla grandissima presentandoci prima la situazione generale, dandoci tutti gli elementi narrativi sviluppati poi successivamente...e neanche delle idee malvagie. Capiamo subito che la musica è cambiata, il clima è molto più leggero e scanzonato ma affascinante, la componente horror lascia spazio ad un clima più avventuroso. La parte migliore è l'introduzione del gruppo più cazzaro e improbabile di militari che si sia mai visto, coadiuvato da un irresistibile susseguirsi di battute old school di ottima fattura e con un ritmo perfetto, con buone caratterizzazioni come si faceva un tempo e un Thomas Jane da applausi.

Davvero gente, inutile nascondere i fatti: "The Predator" è davvero una cazzatona gigantesca infarcita da situazione  e personaggi assurdi ma, grazie alla buona sceneggiatura...funziona! Funziona divertendo alla grande, anche nelle parti messe peggio.

Trasformare Predator in un film d'azione con una forte componente humor potrebbe far storcere il naso a molti, ma se si riesce a capire che questa miscela non è poi così tirata fuori dal vaso, beh, si riesce sicuramente ad apprezzare il coraggioso lavoro di Black, che fra le altre cose tenta di dare un senso a vari gesti e comportamenti famosi del mostrone spaziale. Bella anche la decisione di riproporre pesantemente la theme del primo film e di affidare alle donne un ruolo che non fosse estremista, staccandosi dai banali stereotipi "donna rambo o donna da salvare". La figura del bambino, sempre presente nelle pellicole di Black, stavolta non incide come in altri titoli anche se l'interpretazione autistica di Jacob Tremblay è più che buona e il personaggio è protagonista di un paio di scene decisamente azzeccate.

I problemi veri arrivano purtroppo nel terzo atto, dove neanche la penna di Black riesce a sopperire ad un montaggio approssimativo e decisamente caotico. Ad un certo punto il film perde davvero la bussola e diventa raffazzonato, nemmeno aiutato da una CGI che varia dall'appena sufficienza alla mediocrità.

C'è da dire che la pellicola sprizza la verve che i film avevano qualche decennio fa (Black è un maestro in questo) e ha il merito di confezionare, attraverso una sceneggiatura scoppiettante, una serie di elementi che avrebbero funzionato veramente in pochi altri frangenti, in un susseguirsi di situazioni folli che ti fanno anche passare sopra a vari buchi di trama con il classico "Oh questa? Ma chissenefrega!".

Mi dispiace solo che questo film abbia avuto più critiche di quanto effettivamente meritasse anche perché, come ha detto giustamente qualcuno "gli anni '80 piacciono solo se arrivano a bordo di una BMX mentre decantano la superiorità tecnologica del walkman".

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